Luoghi ed aneddoti su come è nata la passione degli inglesi per i “delitti d’autore”
Chi di noi non associa, almeno in parte, le nebbiose strade di Londra con i delitti di Jack lo Squartatore, o i tranquilli villaggi inglesi con qualche avvelenamento da arsenico?
Non è un caso che in Gran Bretagna siano nati alcuni tra i piu grandi scrittori gialli di tutti i tempi. Dalle loro menti fantasiose ne sono scaturiti i più famosi detective: Sherlock Holmes, Miss Marple, Hercule Poirot, Lord Peter Wimsey, Father Brown, Father Cadfael, per citarne alcuni.
E’ innegabile che gli inglesi abbiano un debole per i delitti ed il genere mistery; come d’altra parte loro stessi ammettono candidamente. Ma non e’ sempre stato cosí…
Fu infatti verso gli inizi dell’ottocento, in epoca georgiana, con l’avvento di una società relativamente piu sicura, strade illuminate a gas ed industrializzazione, che il delitto si trasformò una forma di entertainment, fino a diventare un vero e proprio successo commerciale.
Come tutto ebbe inizio
Nel 1827 Thomas De Quincey scrisse un breve saggio, intelligente ed ironico, dal titolo “L’assassinio come una delle belle arti”. In tale scritto identificò un momento preciso della storia inglese in cui l’atteggiamento del pubblico nei confronti del delitto comiciò a cambiare: il 1811, in occasione di quelli che sono passati alla storia come i delitti della Ratcliffe Highway.
La notte del 7 dicembre al n. 29 the Highway , a Londra, Timothy and Celia Marr, il loro bambino ed il giovane apprendista tredicenne, vennero brutalmente uccisi.
Questo drammatico e sanguinoso episodio ebbe due conseguenze principali:
- Ottenne un’eco sulla stampa senza precedenti, diventando il primo “delitto sensazionale”.
- Rese evidente come il sistema di polizia di allora, prevalentemente basato su guardie di quartiere, fosse inadeguato nell’affrontare crimini di questo tipo.
Sebbene un arresto venne fatto in bravissimo tempo, l’accusato morí in prigione, suicida, dopo pochi giorni. Le prove a suo carico erano solo indiziarie e la sua morte decisamente conveniente per molti.
Anche grazie alla sensazione che questo caso creò nell’opinione pubblica, nel 1829 venne istituito il primo corpo di Polizia Municipale (MET) con sede a Scotland Yard (chiamata cosi per via del nome della strada in cui si trovava l’edificio).
Tuttavia, inizialmente, la funzione della nuova polizia era prevalentemente di prevenzione. Non esisteva infatti ancora un dipartimento investigativo che, come vedremo, nacque solo nel 1841.
Charles Dickens e la detective story
Abbiamo visto come il reparto investigativo della polizia venne fondato nel 1841, ma va aggiunto che all’inizio non venne accolto molto bene dalla popolazione. I detective erano infatti visti come spie, arrivisti e ficcanaso.
Dickens ebbe un ruolo importante nel farli accettare dal popolo inglese. Da sempre interessato al mondo del crimine, nel 1850 fece conoscenza dell’inspettore Field, membro del dipartimento investigativo dal 1742.
In un breve saggio “ On duty with inspector Fields” lo scrittore racconta una notte nei malfamati e pericolosi sobboghi attorno a St. Giles Church (allora conosciuto come uno dei peggiori bassifondi dell’intera Europa).
Dickens mostrò al pubblico un diversa immagine del detective: specialista del crimine, persona dotata di acume e doti d’osservazione. Field divenne cosí il modello del primo detective professionale della storia. L’anno successivo, Dickens si ispirerà di nuovo al suo amico per creare il personaggio dell’Ispettore Bucket in Bleak House (Casa desolata).
Bleak House e’ da molti considerata la prima detective novel della storia.
L’indagine forense e il caso del dr. William Palmer
Un’altra figura che prese forma nel periodo vittoriano fu quella dell’esperto patologo.
Nel corso del diciannovesimo secolo gli omicidi per avvelenamento diventarono piuttosto comuni e si cominciarono a sperimentare metodi e test per poterli identificare.
Tra i casi piu eclatanti di quegli anni ci fu quello del dottor William Palmer, conosciuto come il principe degli avvelenatori. Dickens lo descrisse come il peggior delinquente mai visto all’Old Bailey (nome con cui è conosciuta la Corte Criminale d’Inghilterra).
Palmer venne condannato all’impiccagione per la morte del suo amico John Cook, ma si ritiene che il numero delle sue vittime sia stato molto più ampio. Medico, col vizio delle corse ai cavalli, la sua vita fu infatti circondata da morti sospette.
La prima di tali morti avvenne pochi mesi dopo che la suocera si era trasferita a vivere insieme a lui ed alla moglie. La malcapitata morí improvvisamente. Successivamente morirono in preda a convulsioni anche i 3 figli. Ma poichè la morte infantile era molto più frequente che ai giorni d’oggi, inizialmente queste morti non sollevarono particolare sospetto. Quando però anche la moglie ventisettenne mori, fu la compagnia assicurativa che agí, mandando un detective ad investigare. Infatti tutti i deceduti risultavano assicurati per somme piuttosto consistenti. Alla fine dell’investigazione, l’assicurazione non pagò il premio per la morte della moglie di Palmer, ma per lui non ci furono altre conseguenze.
La situazione precipitò dopo un pò di tempo quando l’amico Cook, in cura presso lo stesso Palmer, dopo mesi di malesseri, morí, anche lui, in preda a convulsioni.
La causa in tribunale tenne col fiato sospeso gli inglesi per varie settimane. Gli esperti patologi non furono in grado di provare l’avvelenamento in quanto la stricnina (il veleno presumibilmente utilizzato) non era facilmente identificabile, essendo assorbita dal corpo molto velocemente. Tuttavia una serie di altre prove, benchè indiziarie, convinsero la giuria della colpevolezza di Palmer:
- Il fatto che avesse comprato recentemente grandi quantità di stricnina
- I suoi debiti di gioco
- La sua insistenza a voler assitere al post mortem (cosa che incredibilmente gli venne concessa) ed i successivi tentativi di inquinare le prove biologiche
Il principe degli avvelenatori venne impiccato il 14 giugno 1856.
Nonostante il fallimento nel trovare tracce di veleno in questo caso, i tossicologi divennero figure sempre piu cruciali nei procedimenti penali.
Jack the Ripper tra realtà e finzione
Londra 1888. Al Lyceum Theatre andava in scena una delle rappresentazioni più riuscite del Dr. Jekyll e Mr Hyde, opera scritta 2 anni prima da Robert Louis Stevenson.
L’attore Richard Mansfield vi recitava allora entrambi i personaggi principali. Uno dei momenti più spettacolari dello spettacolo era proprio quello della trasformazione: di fronte a 2000 spettatori Mr Hyde tornava ad essere il tranquillo Dr Jekyll. L’attore era cosí abile nel simulare gli spasmi e le contorsioni e nel modificare il proprio aspetto da Hyde a Jekyll che il pubblico non riusciva a credere ai propri occhi. Gli spettatori rimanevano petrificati e non erano rari i casi di svenimento, per il grande pathos, fra le signore.
L’abilità di Mansfield era tale che fu accusato di usare acidi, fosforo o altre sostanze chimiche per alterare il proprio aspetto.
In realtà sembra proprio che, a parte un pò di aiuto di luci e suoni, l’abilità fosse totalmente dell’attore e nella sua flessibilità corporea.
Quello stesso anno per le strade di Londra, Jack The Ripper cominciò a mietere le sue vittime.
Inevitabilmente i personaggi si intrecciarono nella mente delle persone. La modalità di uccisione delle vittime venne immediatamente collegata alla professione di Medico (come appunto il Dr Jekyll). Si cominciò a immaginare uno spietato assassino che dopo i suoi crimini si nascondeva dietro un’immagine di rispettabilita’ (come Hyde e Jekyll).
La storia del Dr Jekill e Mr Hyde aveva avuto un impatto cosi forte sull’immagnazione popolare che l’idea che l’assassino di Whitechapel potesse essere un semplice poco di buono dell’East End non sfiorò praticamente nessuno. In compenso come sospetti si fecero i nomi del Duca di Clarence-figlio di Edwuard II, dell’artista Walter Sickert, dello scrittore Lewis Carroll ed addirittura di Richard Mansfield stesso.
Sherlock Holmes e la scienza forense
Abbiamo visto come nel corso del diciannovesimo secolo si comniciarono ad approfondire i temi della patologia forense; contemporanemante si cominciò anche a porre maggiore attenzione alla scena del crimine.
Nel 1887 uscí per la prima volta sulla stampa un racconto di Sherlock Holmes, Uno studio in rosso.
E’ interessante ricordare come Arthur Conan Doyle fosse un medico e uno dei suoi maestri sembra avere avuto un ruolo fondamentale nell’ispirare la figura di Holmes.
Il Dr Bell di Edimburgo aveva infatti notevoli doti di osservazione. Quando esaminava un paziente non solo poteva dire di che malattia soffrisse ma anche il suo lavoro e il luogo di residenza.
Sherlock era inoltre un esparto di differenti tipi di cenere di sigaro, gomme e fango per decifrare meglio gli indizi. L’idea di scena del crimine ci è estremamente familiare al giorno d’oggi ma nel 1887 era una novita’. I libri di Conan Doyle ebbero un ruolo fondamentale nel far familiarizzare il grande pubblico con le nuove pratiche forensi e nell’enfatizzare la professionalità e competenza necessarie.
Fu solo alla fine del secolo che il Dipartimento di Polizia creò un archivio di impronte digitali dei criminali e, grazie a queste, nel 1905, per la prima volta nella storia inglese, venne risolto un caso di assassinio. Ma Sherlock holmes ancora una volta era un passo avanti rispetto alla polizia. Due anni prima aveva infatti risolto un caso grazie ad una impronta insanguinata (in The adventure of the Norwood builder).
Le quattro regine della Golden Age
Il periodo tra le due guerre mondiali vide un successo commerciale strepitoso del genere Mistery. Nel 1934 nel Regno Unito circa 1/8 di tutti i libri venduti erano crime novels.
Le protagoniste assolute di questo periodo, ricordato come la Golden Age della Detective novel, erano 4 donne: Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Margery Allingham e Ngaio Marsh.
E’ interessante notare come i crimini di questi romanzi fossero estremamente lontani dalla violenza del mondo reale; essi infatti non puntavano al realismo. Gli assassinii vengono trasformati in qualcosa di ordinato ed addomesticato. Un puzzle da risolvere. Una partita a scacchi. Un gioco d’arguzia tra detective e assassino. I lettori infatti, turbati ancora dagli avvenimenti della prima Guerra mondiale e dall’ondata di cambiamenti ed incertezza, trovavano in questi romanzi un momentaneo ritorno all’ordine ed alla ragionevolezza.
La stessa Christie era assolutamente consapevole di ciò quando affermava: “La detective story è un momento di relax, una fuga dalla realtà quotidiana. E, come un puzzle, affina il tuo ingegno”.
Con la Seconda Guerra Mondiale i gusti cominciarono a cambiare e divennero sempre più apprezzati i cosiddetti thriller o polizieschi. Violenza, inseguimenti, colpi di scena, sobborghi malfamati, linguaggio crudo sostituirono le sofisticate atmosfere della Golden Age.
Oggigiorno diversi stili coesistono, ma innegabilmente la detective story continua ad avere un ampio successo (basti pensare alla quantità di serie televisive sul crimine prodotte ogni anno!). E probabilmente ne sentiremo ancora parlare a lungo…
Se questo argomento vi è piaciuto e vi interessa approfondirlo, ecco con un paio di titoli a cui mi sono ispirata per scrivere questo articolo (alcuni titoli sono disponibili solo in inglese al momento):
A very british murder di Lucy Worsley (solo in inglese)
L’assassinio come una delle arti fini di Thomas De Quincey
The invention of murder: how the Victorians revelled in death and detection and created modern Crime di Judith Flanders (solo in inglese)
Buona lettura a tutti!
Il tuo post capita proprio mentre mi sto gustando l’ultimo romanzo di Colin Dexter con protagonista il detective Morse. Adoro il genere proprio di “detective story” come spieghi molto bene tu perché invece di dispensare violenza gratuita e scene truci, aiuta il lettore ad aguzzare l’ingegno. Nessuno come gli inglesi riesce bene in questo genere anche se, devo dire, gli italiani come Manzini o il grande Cammilleri hanno creato dei commissari (o vicequestori) davvero ben congegnati
Quindi anche tu sei un’appassionata del genere come me 😊. I gialli d’autore sono una delle letture che più mi rilassano e mi intrigano. Comunque hai ragione, ovviamente ci sono eccellenti autori anche fuori dal Regno Unito, ma gli inglesi hanno qualcosa di speciale in questo campo…
Adoro questo genere tant’è che la mia scrittrice preferita è proprio Agatha Christie di cui ho tutti i romanzi. Interessantissima la tua disquisizione con alcuni aspetti che non conoscevo.
Ho letto e riletto tutti i suoi libri… la Christie per me è imbattibile 😉
Bellissimo questo post! Londra sa essere molto gotica, e forse anche per questo mi piace tante. Mi hai fatto conoscere cose ancora non sapevo, come per esempio la storia del principe degli avvelenatori.
Tanti anni fa, durante uno dei miei primi viaggi a Londra ho preso parte a un walking tour a tema Jack the Ripper e ti confesso che di notte non ho dormito benissimo 😉
Il Ten Bells è una mia tapa fissa a Londra, ci sono stata l’ultima volta due settimane fa.
Eh già, come avrai capito anche io sono un’amante del genere… sono cresciuta leggendo i libri della Christie, Conan Doyle e Dickens. 😉 Mi fa piacere l’articolo ti sia piaciuto!
Ma che forte, ho trovato interessante questa Londra un po’ noire, da tener presente anche perché questo genere di storie sono il punto di unione tra me e mio marito.
Davvero molto interessante. Leggerò volentieri i libri che hai consigliato. Ho una passione sfrenata per i gialli storici e per la storia delle grandi investigazioni. Spero solo che non siano troppo difficili da leggere perché il mio inglese non è perfetto (ma potrebbe essere un buon modo per migliorarlo).
Leggerti è sempre un piacere davvero “prezioso”. In questo caso mi ha svelato, con ricchezza di particolari, tutto un mondo affascinante e inquietante che non conoscevo.
Molto interessante, adoro i post dai risvolti dark e mi piace leggere i gialli. Quelli della Christie li divoro ogni volta, mentre non conosco le altre scrittrici. Andrò a dare un’occhiata!