Un curioso itinerario nel quartiere di Soho a Londra

Soho è una delle più vivaci e caratteristiche zone di Londra. Le strade di questo quartiere sono state testimoni di eventi e personaggi che hanno fatto la storia della città. Oggi tra variopinte insegne, ristorantini alla moda e pub affollati, sono ancora visibili luoghi ed edifici che hanno ospitato tali vicissitudini.  Passeggiando per il quartiere di Soho vi imbatterete nella cosiddetta Fontana del Colera, potrete sbirciare la casa dove visse in profonda povertà Karl Marx, ascolterete la triste storia del medico di Byron ed incontrerete un estroso Cavaliere

Lasciatevi accompagnare nei vicoli di Soho, in questo affascinante itinerario tra le curiose storie di Londra e dei suoi abitanti.

Il pub John Snow nel quartiere di Soho ricorda il medico che capì come si diffondeva realmente il colera.

La Fontana del Colera

In Frith Street è visibile una targa blu in ricordo del dottor John Snow (1813–58). Questo nome può non dirvi molto, ma fu grazie alle scoperte di questo intraprendente e brillante medico che le vite di milioni di persone sono state salvate.  

Per capire il contributo di Snow alla scienza, dobbiamo fare un salto indietro, nel periodo vittoriano, quando il colera mieteva migliaia di vittime. Tra il 1831 e il 1860 ci furono quattro grandi focolai di colera a Londra. Nel solo 1849 morirono oltre 50.000 persone. 

Il problema principale era che non si conosceva la causa della malattia e quindi non venivano prese le giuste precauzioni per evitare i contagi. Gli studiosi erano infatti convinti che la malattia fosse trasportata dall’aria, attraverso i miasmi delle fognature a cielo aperto o delle carcasse di animali.  

Un nuovo approccio

John Snow approcciò il problema con un nuovo metodo.  Nell’agosto 1854 ci fu un’epidemia particolarmente virulenta nel quartiere di Soho e Snow iniziò a tracciare su una mappa le morti per capirne il denominatore comune. Innanzituto notò che nessuno dei lavoratori del birrificio locale si stava infettando.  Cosa li differenziava dal resto della popolazione? si domandò. La risposta era semplice. Bevevano birra anziché acqua! Quindi l’acqua doveva essere il mezzo con cui si trasmetteva la malattia, non l’aria. Mappando tutti i casi di colera della zona, Snow scoprì che tutti coloro che si erano ammalati attingevano acqua dalla stessa fontana in Broad Street. Chi invece si approvigionava alla fontana vicina (che era collegata ad un diverso bacino idrico) non mostrava sintomi. Il 7 settembre Snow convinse le autorità a rimuovere la maniglia della pompa per renderla inutilizzabile. Immediatamente cessarono nuovi casi. 

Ci vollero ancora anni per convincere l’intera comunità scientifica che i miasmi non c’entravano nulla col colera, ma ormai la strada era stata spianata e l’approccio scientifico di ricerca era stato essenziale nell’identificazione corretta delle cause.

Oggi c’è una replica della “fontana del colera” di Broad Street, la potete vedere all’incrocio con Poland Street. Si ritiene che la pompa originale si trovasse in realtà all’esterno del pub dedicato proprio a John Snow, all’angolo tra quella che oggi è chiamata Broadwick Street e Lexington Street.  

La casa di Marx

Forse non tutti sanno che nel 1849, dopo essere stato espulso dalla sua terra natale, Karl Marx si stabilì a Londra con la moglie, Jenny, ed i figli. E vi rimase fino alla morte. 

Il ristorante Quo Vadis in Dean Street occupa la casa dove il filosofo e la sua famiglia vissero dal 1851 al 1856. 

Qui Marx visse in condizioni piuttosto difficili. Due dei figli morirono durante questo periodo. Il tenore di vita era quello tipico di molte famiglie di lavoratori  dell’epoca dickensiana. L’acqua doveva essere prelevata dal piano terra poiché l’acqua corrente in questo edificio era limitata a quel piano. L’intera famiglia usava un vaso da notte per i propri bisogni. Tre adulti e tre bambini condividevano giorno e notte uno spazio di sole due stanze. L’abitazione era infatti composta da una camera da letto sul retro (usata da tutta la famiglia e dalla domestica Helen) e una stanza che fungeva da cucina e soggiorno.   In questo contesto, piuttosto promiscuo agli occhi moderni, nel giugno del 1851 Helen diede alla luce un figlio illegittimo. Molti studiosi ritengono che il bimbo, a cui venne dato il nome Frederick, fosse figlio di Marx.   

La blue plaque causa del dissidio

Ma arriviamo a tempi più vicini a noi. Verso la metà del secolo scorso, l’English Heritage decise di affiggere una targa blu in memoria del filosofo, e come luogo per l’affissione venne scelto l’ultimo indirizzo di Marx a Londra: 41 Maitland Park Road. Tuttavia, la targa e successivamente la sua sostituzione, furono entrambe vandalizzate poco dopo l’installazione. Al che, il proprietario dell’edificio rifiutò il permesso di affiggerne una terza. Nel 1967 l’EH decise allora di provare ad installarla al 28 di Dean Street. Anche qui, la targa non fu accolta con favore da tutti. L’allora proprietario del ristorante Quo Vadis non si dimostrò particolarmente entusiasta e si racconta che fece la seguente affermazione: La mia clientela è composta da elite, gente ricca, nobiltà e regalità – e Marx voleva sbarazzarsi di tutti loro!  

Fortunatamente oggi la blue plaque è ancora lí, in ricordo di uno dei più noti e controversi pensatori della storia politico-sociale moderna.

la casa di Karl Marx in Dean Street, nel quartiere di Soho.

La drammatica storia di Polidori e il Vampiro

Al n 38 di Great Pultney Street visse e morì il talentuoso ma sfortunato John William Polidori (1795 – 1821). Medico di professione, Polidori amava scrivere e il suo sogno era quello di diventare uno scrittore. Grande ammiratore di Byron, riuscì a farsi assumere come suo medico personale nel 1816. Purtroppo quando il giovane prese coraggio e mostrò le sue opera al famoso poeta, questi lo derise crudelmente. 

Ma arriviamo al famoso giorno di quell’estate del 1816. La stagione si era rivelata straordinariamente piovosa. Byron ed i suoi ospiti, tra cui il poeta Shelley e la moglie Mary, si stavano annoiando durante le lunghe ore trascorse in casa. Fu cosi che a Byron venne l’idea di lanciare una sfida.  Chi di loro sarebbe riuscito a scrivere la più terrificante storia di fantasmi in un solo pomeriggio? 

Beh, per farla breve, da quel gioco spontaneo nacquero due dei capolavori della narrativa gotica di tutti i tempi. Mary Shelley ideò in quell’occasione il suo Frankestein e Polidori creò il racconto intitolato Il Vampiro (se amate il genere e non lo avete ancora letto, vi consiglio vivamente di farlo). 

Una tragica fine

Nel racconto Polidori presenta il suo vampiro come una creatura seducente, nobile ed erotica, dalle sembianze umane, con la pelle pallida e gli occhi glaciali. Un’immagine che da allora è entrata nell’immaginario collettivo. The vampire venne finalmente pubblicato sul New Monthly Magazine, ma quale fu la delusione di Polidori quando vide che il racconto era stato erroneamente attribuito a Lord Byron! 

Polidori scrisse alla redazione chiedendo che l’errore fosse rettificato, ma non solo le sue rimostranze non vennero ascoltate, venne addirittura accusato di plagio. L’accusa distrusse la sua reputazione letteraria e nel 1821 smise di scrivere definitivamente. Il 24 agosto di quell’anno si tolse la vita bevendo acido prussico nella sua casa, proprio qui in Great Pultney Street.

La casa di Polidori, medico di Byron e scrittore.

Il Chevalier d’Eon

La vita del Chevalier D’Eon è così straordinaria da non sembrare vera. Mi stupisce che qualche regista hollywoodiano non ne abbia ancora fatto un film. Nell’attesa, lasciate che vi racconti qualcosa io di questo eclettico personaggio.

Al n 38 di Brewer Street visse per trentatrè anni  Charles-Geneviève-Louis-Auguste-André-Timothée d’Éon de Beaumont anche detto Charlotte-Geneviève-Louise-Augusta-Andréa-Timothéa d’Éon de Beaumont. Qualcosa suona strano? Meglio conosciuto come Chevalier d’Éon, Charles o Charlotte era un diplomatico, scrittore, spia, brillante spadaccino ed esuberante travestito. 

La sua storia comincia in Borgogna, dove nasce il 5 ottobre 1728 da una famiglia aristocratica. Brillante e pieno d’ingegno, d’Eon lavora come spia e diplomatico per il re Luigi XV di Francia a Parigi. Dopo un periodo come capitano nei dragoni francesi, viene inviato a Londra come diplomatico. Charles si immerge appieno nella vita londinese e rimane al servizio del Re di Francia, finchè non litiga con un suo superiore. 

Charles o Charlotte?

Il Chevalier chiede allora esilio politico a Londra e comincia a pubblicare documenti diplomatici segreti in Lettres, memoires et negociations, uno dei libri più scandalosi dell’epoca. Nel frattempo l’estrosa personalità del Chevalier diventa argomento di chiacchiere nei salotti. Cominciano a circolare voci  che Chevalier sia in realtà una donna. Si sviluppa un interesse pubblico invadente e malizioso. I bookmaker londinesi cominciano persino a organizzare scommesse sul genere sessuale di d’Eon!

Ma il nostro Charles si turba? Niente affatto! non solo, anzi comincia sempre più spesso a farsi vedere in giro con abiti femminili. Dalla fine del 1777 in poi, Charlotte prende definitivamente il posto di Charles, e D’Eon inizia a presentarsi stabilmente come donna. Alla National Portrait Gallery è possible ammirarne un intrigante ritratto.

Il Chevalier D'Eon visse nel quartiere di Soho per 33 anni.

Con l’inizio della Rivoluzione francese nel 1789, la pensione francese annuale di d’Eon viene sospesa e il denaro scarseggia. Per mantenersi D’Eon organizza spettacoli in cui mette in mostra le sue abilità da spadaccino in abiti femminili. D’Eon è diventato una celebrità e la gente fa a gara per assistere agli spettacoli di cui vengono pubblicate stampe da acquistare come souvenir. In vecchiaia, il Cavaliere si ritira a vivere con un’amica vedova, la signora Coles, in condizioni modeste. Nonostante la fama e la notorietà che hanno accompagnato questa straordinaria vita, d’Eon morì in povertà nel maggio 1810, all’età di 81 anni.

Oggi Chevalier D’Eon è riconosciuto come una personalità talentuosa, celebrata sia come uomo che come donna durante una vita lunga e movimentata.


Per oggi concludo qui. Con queste storie spero di avervi incuriosito e divertito. Ma Soho ha molti altri segreti da svelare…

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